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A proposito di scuola... (a Pantelleria)

A proposito delle serie problematiche che hanno reso triste protagonista l’Istituto Superiore sulla nostra isola, mi giunge speranzosa la notizia sulla firma del Decreto regionale che, su delibera del CIPE, ha permesso lo stanziamento di 34,5 milioni di euro all’edilizia scolastica, comprendendo tutte le scuole pubbliche siciliane di ogni ordine e grado; un decreto, tra l’altro, firmato da Nelli Scilabra, assessore all’Istruzione e alla Formazione professionale, dopo aver giudiziosamente valutato che “il patrimonio scolastico regionale presenta molteplici carenze relative sia alla qualità delle strutture, sia ai requisiti di igiene, sicurezza ed agibilità”.

Tutto questo rappresenterebbe, a mio avviso, un reale passo in avanti e un valido motivo di sostegno per i tanti giovani che stanno vivendo, a torto o a ragione, una conflittualità scolastica che porta noi stessi, al di fuori dell’ambiente di riferimento, ad elaborare pareri spesso frettolosi e sempre contrastanti. Il mancato possesso di certificazioni, il non adeguato rispetto alla normativa antincendio, la mera accessorietà dei servizi didattici, le “lesioni” strutturali riscontrate nel nostro Istituto, sono purtroppo da equiparare a quelli di quasi tutte le scuole esistenti sul territorio nazionale, senza per questo voler comunicare l’idea che si tratti di preoccupazioni di scarso rilievo.

Ci troviamo, come risulta chiaro, di fronte a due diverse attribuzioni di misure: da un lato, si vuol dare preponderanza alla scuola nel suo compito specifico di contribuire alla formazione dell’uomo, trascurando l’importanza dell’ambiente entro il quale si svolge l’impegno educativo e culturale; dall’altro, un quadro complessivo, entro la cui cornice non possiamo non inscrivere lo stretto collegamento della scuola con l’ambiente, visto,nello specifico, come ambiente di vita fondamentale.

Al di là di ogni orientamento di pensiero, non possiamo, del resto, rinnegare quanta valenza possa avere un ambiente “sano”, oltre alle presumibili influenze sulle scarse performance scolastiche derivanti da un ambiente insufficiente per stato di manutenzione, pavimenti sconnessi, finestre rotte, sovraffollamento, barriere architettoniche e via dicendo; ed alla triste constatazione di quanta poca importanza si attribuisca all’attività fisica, spesso frettolosa ed esposta nei soffocanti cortili, se non addirittura nelle striminzite aule d’insegnamento.

“Ai miei tempi – sentiamo dire, per sollecitare la chiusura del discorso -, non esistevano tutte queste pretese. Neanche a casa avevamo la garanzia di un ambiente ‘perfetto’; però siamo cresciuti lo stesso; e ciò che abbiamo imparato noi a scuola, i nostri figli se lo sognano! Quanti sacrifici! Se solo lo capissero, non farebbero tutti questi drammi: studierebbero e basta, piuttosto che perdere tempo con lo sciopero!”: quanti di noi si ritrovano perfettamente in queste parole? Anch’io, purtroppo, vengo spesso trascinata in un’esposizione della scuola che prescinde da ogni cosa; ma, alla luce di tutti i progressi odierni, sono consapevole di non potermi crogiolare in un conservatorismo anacronistico, capace solamente di acuire non solo il distacco generazionale, ma soprattutto di rinnegare quanto di buono, di civile, di culturale si sia manifestato negli ultimi decenni. Ed oggi noi dovremmo cercare di guardare e di fare nostre le giuste rivendicazioni dei nostri giovani, con la loro insopprimibile esigenza di un ambiente sicuro e gratificante, non certo con l’atteggiamento traballante di chi tollera certe manifestazioni, ma con la piena adesione ed approvazione ad una protesta che è legittima.

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