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Se fosse caduta in ottobre ...

Se il bel tempo si fosse prolungato anche solo di qualche giorno, la festa di San Martino avrebbe certamente potuto godere della famosa espressione che solitamente l’accompagna. Nonostante il vento di maestrale dell’undici novembre, l’ estate di San Martino non è mancata sull’isola, come non è venuta meno la promessa annuale della serata organizzata dal ristorante “La Vela” a mantenere salda la tradizione cultural-gastronomica legata al Santo.

“Gaddru chino, sfinci e vino”: queste le parole d’ordine del menu di Elio e Pia, “per riscoprire l’atavico rapporto tra cibo e uomo; per continuare la tradizione della svinatura che, si sa, favorisce i banchetti; per prendere coscienza delle nostre radici rituffandoci nell’antico tempo della circolarità delle stagioni”, come essi stessi hanno dichiarato.

Cibi semplici, genuini, elementari, ‘alla portata’ dei periodi più poveri dei nostri padri; piatti, oggi, magari fin troppo elaborati, che sanno comunque ricondurci all’iniziale messaggio del Santo, che non esitò un momento nel dividere in due il proprio mantello e permettere al povero mendicante che si riscaldasse, mentre la stagione volgeva ai rigori dell’inverno.

“Una festa paesana che vuol essere familiarità e condivisione. Che vuol significare stare insieme con gioia; perché il cibo ha sempre rappresentato di più, molto di più rispetto alla necessaria sussistenza”, sostiene Elio, mentre ‘girovaga’ festosamente fra un tavolo e l’altro, trasportato dal piacevole intrattenimento musicale del Maestro Giuseppe Spata.

Sorprendente il riscontro della viva partecipazione ad una serata ‘antica’ da parte delle ultime generazioni; primi fra tutti, Mauro e Pablo, giovanissimi figli dei titolari che hanno saputo ben recepire le abitudini tradizionali della famiglia di appartenenza, in grado poi di riproporle attraverso l’allegria, la spensieratezza e la naturalezza della serata. Nati e cresciuti in bilico tra il vecchio e il nuovo, incerti tra un peso e l’altro della bilancia, una meraviglia sentirli propendere col cuore verso la custodia più marcata della mappa alimentare della nostra terra: quella capace di farci riscoprire tesori lontani ma sempre vicini e preziosi, quando scorgiamo, insieme, le esatte coordinate per poterli raggiungere e salvaguardare.

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