"CRISTO SI È FERMATO A… PANTELLERIA"
Frugando tra le memorie consumate dalla polvere del tempo, in un piovigginoso ed ozioso pomeriggio di novembre, il recupero di una pregevole testimonianza riflessiva sulla nostra isola, firmata da unallora, ma altrettanto attuale voce accreditata nel pianeta dell'attività giornalistica spesso contaminato da considerazioni sbrigative e prive di fondamento.
Nel lontano, ma disgraziatamente vicino 1986, il professor Antonio Valenza delineava, con lucida ed estrema consapevolezza critica, una realtà isolana - purtroppo la nostra - che, a distanza di ormai un quarto di secolo, non è andata modificandosi rispettando i naturali processi evolutivi, e può essere pertanto riproposta e collocata nellodierno scenario socio - politico - culturale, cogliendo in ogni parola una verità profetica:
Pantelleria: problemi di sempre alle soglie del 2000
"Cè a fronte di ognuno, il desiderio spesso inappagato di un'estate intensa, tra mare e sole, a refrigerio e a ristoro di voglie e d'indolenze a fior di pelle. Pantelleria, 110 km dalla Sicilia, 70 km dall'Africa, è uno dei pochi posti, con i suoi 83 km d'Italia, dove la luce cali ancora a illuminare radure di scogliere in incontaminata raccolta di figure, bizzarre e memorabili sculture del vento. Le 570 entità della Flora Mediterranea, tra cui alcuni endemismi e rarità, localizzate, in boschi, pinete, macchie, prati, cespugli e colture, fermentano estremi profumi di pollini e fogliame in quelle che dallalto, giungendo con l'aereo, somigliano a terrazze d'un giardino emerso nel blu caldo del canale.
O nave o aereo: questi mezzi pubblici per la nostra Isola. Ma, parafrasando il Leopardi, "
Oimè, quanto somiglia al tuo Comune il mio!", hanno concluso nel convegno dellultimo settembre i Sindaci delle Piccole Isole che qui sono riuniti per varare il progetto di unazione politica comune allinterno degli Istituti statali e regionali. Servizi di collegamento inadeguati, mezzi, navali o aerei poco importa, troppo spesso intasati o compromessi da guasti atmosferici o vertenze sindacali, strade perimetrali o interne a corsia insufficiente e a fondo sconnesso; risorse idriche limitate, sono i nodi da sciogliere anzitutto
Quali e quanti possono essere i prodotti di unagricoltura totalmente priva di irrigazioni? Zibibbo e cappero in modesto quintalaggio, sembra rispondere Pantelleria. Di conseguenza l'Isola importa, a caro prezzo, acqua, minerale e di fonte, più ogni altro alimento o fresco o macinato o conservato
È il caso del "dissalatore fantasma", ad esempio. L'alternativa, "inventata" da circa vent'anni, avrebbe dovuto essere la "vendita di villeggiature stagionali", a non meglio identificati "turisti".
Ma, "turisti" per quale motivo? Solo per guardare rocce vergini e marine pulite? Difatti sono del tutto abbandonati all'incuria i luoghi termali: i "bagni asciutti" di Khazen e di Sibà, le "Favare" di Rekhale, le "Fontane" di Gadir, di Nikà, di Scauri, di Sataria, del Lago dell'Acqua, quest'ultimo ormai infestato dagli involucri che gli "ospiti disinvoltamente dimenticano". Sono del tutto occultati i "monumenti" della tradizione preistorica: il Villaggio Sesiota, l'Acropoli Cosurese, le Catacombe, il Monastero di San Basilio, il Castello Barbacane, i Santuari e le Chiese sparsi un po dovunque, le Grotte Labirintiche, la Grotta dei Briganti, i Luoghi dei Caduti per la II guerra, tutti i Reperti della Cultura Politica ed Artistica, questi ultimi perfino fuori dellisola. Sono del tutto trascurati, tranne per iniziative private, i divertimenti: feste popolari, spettacoli, concerti, conferenze, gare sportive. Di conseguenza l'Isola dal 1984 ha visto sprofondare il tono e il cespite del mercato "turistico"
Un solo piccolo, primario, particolare: chi finanzierebbe la ripresa agricola e quella turistica, lo Stato, la Regione, la Provincia, il Comune? Chi dovrebbe e chi potrebbe sostenere così grande onere? Merita Pantelleria un simile impegno?
Che territorio deve diventare questIsola? Riferendoci ai nativi, ovviamente! Un luogo da lasciare al più presto per migliorare il proprio regime economico o un posto di confine degno di migliorare sotto qualsiasi aspetto? Una risposta concreta, attendibilmente leggibile, ancora non è stata formulata. Il futuro però è ormai di fronte. Nel senso che se qui i Panteschi dovranno "resistere", bisognerà procedere anche col riesaminare la questione edilizia, quella igienico-sanitaria, quella clinica, e, in prima istanza, quella della Pubblica Istruzione
Per altro, dire "scuola" significa avviare un discorso sull'occupazione giovanile e, ancora dolenti note, i giovani residenti, di tutto vivono tranne che di certezze per loro programmate dalla pubblica amministrazione
La gran parte dei giovani, infatti, trova oggi saltuaria fonte di sopravvivenza improvvisandosi manovale nelledilizia residenziale o pescatore subacqueo nellapprovvigionamento stagionale dei ristoranti locali.
A questo proposito, meriterebbe ricordare che a Pantelleria, prima, sorgeva una piccola industria conserviera del pesce? Sarebbe interessante supporre cosa accadrebbe se venisse reimpiantato qualcosa del genere? Anche se, a dire il vero, non sono certo le idee in difetto, stando agli innumeri progetti di volta in volta presentati, specie dalle tribune elettorali; e anche se sarebbe più utile ormai un grammo di oro che una tonnellata di intenzioni. Esemplare in tale contesto il commento che un consigliere comunale in carica in quest'ultima, attuale gestione amministrativa ha fornito, alta voce, per conchiudere la dichiarazione programmatica del Sindaco: "
aria fritta". Esemplare non perché dia la esatta valutazione del programma in questione, ma perché nulla togliendo a certi presupposti di buona fede, rende invece tutta la disillusa disattenzione con cui ormai la cittadinanza, disabituata ad efficaci azioni amministrative, gratifica i fatti del Municipio.
Altra piaga questa che tende a cronicizzarsi nel disfattismo. Indipendentemente dal colore politico, quello che nellIsola è urgente ripristinare è la credibilità della concorrenza amministrativa per la soluzione delle questioni sociali, discorso che si estende dal disimpegno nelladempimento elettorale al clientelismo più ingenuo nello stesso esercizio dei diritti sociali. Oggi Pantelleria ha bisogno di credere allefficace collaborazione politica, senza ostruzionismi, senza garbugli burocratici, senza miraggi, senza beneficienze. Nessuno chiede la politica dei regali, ma tutti auspicano quella degli investimenti.
Porto, aeroporto, strade, edilizia urbana e soprattutto rurale aziendale, agricoltura, pesca, scuole con orientamento applicativo, pianificazione turistica, identità amministrativa differenziata per requisito territoriale d'isola, più altri titoli daltri problemi sono tornati a ragione sul tavolo del convegno che nell'ultima estate ha visto a Pantelleria i Sindaci delle piccole Isole d'Italia in attesa di efficaci soluzioni politiche. Quali e quanti saranno i risultati lo saprà il mare del futuro, forse ancora blu, caldo a Pantelleria.
Tratto da Mezzogiorno Oggi, I° semestre anno 1986
Da scettici pronti a ricredersi, vi abbiamo trasmesso un messaggio di grande portata collettiva che, però, nulla scuoterà della coscienza politica dormiente nell'assoluta inerzia pubblica sul sociale di Pantelleria
Stefano Ruggeri e Franca Zona
Agenzia Gira lIsola