Geografia Pantelleria

Pagina a cura di Rosa Errera

L'isola di Pantelleria sorge nel cuore del mar Mediterraneo, in una posizione strategica.
Dista dalla Sicilia, precisamente da Capo Granitola, 110 Km e dalla Tunisia, precisamente da Capo Mustafà, 70 Km.
È la quinta isola Italiana come estensione, dopo le 2 Isole maggiori, l'isola d'Elba e l'isola di Sant'Antioco (Sardegna), con una superficie di 83 Kmq; un perimetro di Km. 51,5; una lunghezza massima di Km. 13,7 ed una larghezza massima di km. 8 circa.

cartina dell'isola La sua forma è ellittica. La sua origine è vulcanica.
È definita "Perla Nera", in quanto presenta un territorio prevalentemente di colore scuro.

Dagli studi effettuati risulta che essa comparve circa 30.000 anni fa, in seguito ad una serie di eruzioni, che diedero origine ad un banco di pantellerite verde, che collassando su se stesso formò un immenso cratere, che corrisponderebbe alla parte centrale dell'isola. La vetta più alta dell'isola, è denominata la Montagna grande. Si innalza per 836 metri sul livello del mare. Essa è il cratere principale del vulcano. Questo luogo è incantevole, poiché dalla cima è possibile abbracciare a colpo d'occhio l'intera isola.

Inoltre è una zona sorprendentemente verdeggiante, in cui è possibile trascorrere piacevoli momenti all'ombra dei profumati alberi di pino mediterraneo. È una zona ben curata. Esposta verso ovest, è possibile scoprire la discesa ad una grotta, detta "la grotta dei briganti", poiché in essa trovarono rifugio un gruppo di giovani, che al tempo dell'unità d'Italia, si erano rifiutati di prestare il servizio militare ( all'epoca era richiesto una prestazione di 7 anni), e vennero ricercati a lungo. In seguito alla scoperta del rifugio vennero giustiziati pubblicamente e da allora quella spelonca acquistò il nome di "la grotta dei briganti".

Montagna Grande In epoche successive, si generarono le altre colline, denominate kuddie.
L'altezza medie delle altre colline è di circa 228 metri.
Le kuddie non hanno tutte lo stesso aspetto, né la stessa struttura, poiché alcune sono brulle e nere, altre sono ricoperte di vegetazione e sono poste le une accanto alle altre.

(foto di cuddia bruciata) (foto di altre cuddie verdeggianti)

Sull'isola troviamo anche altre colate di lava, che tracciano un paesaggio molto singolare, quasi lunare.

L'ultima eruzione è avvenuta nel 18391, sul pendio nord occidentale della parte sommersa, quando tra l'isola di Pantelleria e Sciacca, comparve un'altra oisoletta che fu ribattezzata l'isola Giulia o Ferdinandea.
Essa rimase visibile per circa 8 mesi e scomparve del tutto nel 1832.
Quel che rimane dell'isola Giulia Ferdinandea , oggi è conosciuto come il "Banco Graham", e corrisponde ad una vasta piattaforma rocciosa, peraltro molto pescosa ed interessante, situata a circa 6 metri dalla superficie marina.
L'ultima attività sismica, di rivelante importanza, risale al 1891, quando a nord ovest dell'isola, a 4 miglia, si ebbe un'eruzione sottomarina che generò emissione di gas e blocchi di lava costituiti da materia spugnosa.

Inoltre, sono tuttora presenti molti fenomeni di vulcanesimo secondario, i più importanti sono: emissione di fumi e l'emissione di acque calde.
Tra queste abbiamo: le favare, emissione di vaporeo acqueo, che fuoriesce dai crepacci delle rocce e formano spettacolari colonne di fumo. Le ritroviamo nella zona sud-ovest, in prossimità della contrada Rekhale, nella località denominata la Fossa del Russo.

La grotta in sauna naturale di Benikulà o Vedinicolao, dislocata sul versante sud-ovest della Montagna grande, dove i vapori raggiungono temperature elevatissime. Noti sono i benefici della sauna. L'accesso è libero.

La stufa di Khazzen, situata in contrada Khazzen, nella zona nord dell'isola, suddivisa in due locali, ove la temperatura arriva fino a 30-35 gradi.
Altre emissioni di calore sono: le acque calde di Gadir, (caratteristico borgo di pescatori situato sul versante Nord-est dell'isola), raccolte in apposite vasche scavate nella roccia, a cielo aperto, ideali per fare bagni salutari e per fare romantici bagni notturni, baciati dalla luce della luna piena. Fruibili già dalla primavera fino ad autunno inoltrato.

Le acque calde della grotta di Sateria, in passato denominata la grotta di Calipso, la cui temperatura raggiunge gradi elevatissimi, nota per i suoi benefici salutari. All'interno della grotta troviamo 2 vasche, a temperature differenti, dove è possibile immergersi-qui- anche in inverno, grazie al riparo offerto dalla spettacolare grotta in tufo.
Altre emissioni di vapore le ritroviamo a Nikà, a diretto contatto con il mare, la grotta di Scauri porto, in altri tempi usata anche come lavatoio dalle donne della contrada.

Ma tra tutte le manifestazioni di vulcanesimo, un posto in prima fila spetta all'emissione di calore, presente sulle rive dell'unico laghetto, presente nell'isola: "Lo Specchio di Venere", denominato dal notaio D'ajetti: "Il Gioiello dell'isola".
È una conca di origine calderica, ai piedi della contrada Bugeber, sul versante nord-est dell'isola, le cui acque minerali saline, sono ricche di silice e di carbonato di soda.
Qui troviamo numerose sorgenti termali, dette in dialetto "i quadareddri", dove è possibile effettuare dei veri e propri bagni di fango sul corpo, aspettare che il miscuglio s'asciughi per usufruire di un notevole beneficio a livello epidermico, oltre che ad un'incredibile sensazione di pelle liscia, diremmo "rinata".

Un fenomeno secondario, opposto, a quelli precedentemente descritti è quello della Grotta del freddo, noto come "U Pirtusu du Nutaro", situato nella contrada Bukkuram, a Nord Ovest dell'isola, che consiste in uno sfiatatoio sotto una ripida parte di roccia ventosa, dove è presente un'emissione d'aria fredda, dovuta alla circolazione di correnti d'aria all'interno della grotta che fanno abbassare la temperatura intorno ai 10 gradi.

Il territorio dell'isola è prevalentemente collinare.
Poche e di dimensioni ridotte sono le fertili pianure, ( piano di Ghirlanda, Piano di Monastero; e Piano di Sibà), ma nonostante ciò l'uomo ha saputo ricavare da esse preziosi spazi destinati all'agricoltura, creando delle opere in muratura a secco, oggi considerate, preziose e monumentali.

Monastero: vista terrazzamento dall'alto

Cantina Donna Fugata: vista terrazzamento

La terra strappata alle colline, tuttavia è stata generosa, poiché i prodotti da essa generata hanno dei sapori unici e speciali.
La costa è molto varia, ma di tipo unicamente roccioso. Alcune coste sono basse e d'immediato accesso al mare, denominate in dialetto "Balate" altre sono alte e frastagliate. Troviamo anche alcuni strapiombi sul mare (Salto la vecchia) ed incantevoli grotte, alcune delle quali sono raggiungibili sono via mare.Alcuni tratti di costa sono ricoperti da ciottoli di sassi. Non ci sono spiagge con sabbia.

Kattibuale

Balata dei Turchi

Altra caratteristica peculiare dell'isola è il vento che può spirare all'improvviso, particolarmente lo scirocco, vento del deserto che soffia nei mesi più caldi, luglio e agosto e il suo opposto il maestrale da nord-ovest.

Gli altri venti che soffiano con tanta frequenza sono la tramontana da nord, l'ostro o mezzogiorno da sud, ed il levante.
Il clima, pertanto è prettamente Mediterraneo con estati lunghe e calde ed inverni brevi e miti, la temperatura media annua è di 18°.

La popolazione è di circa 8.000 residenti, che raddoppia (almeno) nel mese d'agosto, distribuita in contrade.
In passato la popolazione isolana era molto più numerosa e distribuita in tutta l'isola.
Prova di ciò, rimane la presenza delle numerose chiesette sparse su tutto il territorio.
Le contrade assumono svariati e curiosi nomi, per lo più d'origine araba.
Oggi la maggior parte della popolazione indigena risiede a Pantelleria-porto, sita a Nord dell'isola, dove sorge il porto principale, centro, soprattutto durante il periodo invernale.

Sul versante Est troviamo 2 centri principali: Khamma, che etimologicamente deriva da "hamma" = sorgente calda, il cui toponimo contiene un chiaro riferimento alla sorgente calda di Gadìr, che ricade nella vicina località, e Tracino, che etimologicamente deriva dall'arabo "tra"=traf, che significa: punta, capo: In queste due contrade adiacenti risiedono circa 2 mila persone. La contrada offre un certo numero di servizi.

khamma Sul versante Ovest troviamo il centro di Rakhali ( dall'arabo rahal, podere e Alì, quindi contrada di contrada di Alì) e quello più grande di Scauri (dal siculo scàuru, = luogo di sbarco). A Scauri sorge un porticciolo secondario, dove attraccano le navi, quando soffia il vento da Nord. È un centro vitale molto attivo, dotato, per lo più di tutti i servizi e qui si concentrano circa altre 2 .000 persone indigene.

A sud, sorge l'agglomerato di Martingana, un tempo abitato, oggi sede di numerose e bellissime dimore estive, in prossimità del mare. Di fatto disabitata in inverno.

All'interno, sono presenti alcune piccole e caratteristiche contrade, poco popolate, ma assai caratteristiche, tanto da essere ormai denominate: "LE ETERNE CONTRADE".

SCOPRIAMOLE
Bukkuram in dialetto "Bbuccurà", deriva dall'arabo e significa: "ricca di vigna". In realtà la contrada presenza numerose estensioni pianeggianti coltivate a vigna, molto produttive. In passato in questa contrada si era concentrato un gruppo di persone proveniente dall'isola di Ustica, in dialetto denominati " i stricani", dal resto della popolazione indigena, adibiti alla coltivazione delle vigne. Questo gruppo ha finito col permanere nell'isola e ha costruito le sue abitazioni distanti le une dalle altre, distinguendosi, in ciò, dal resto delle altre contrade. In questa contrada sorge la chiesetta dedicata a San Michele

San Vito in dialetto "Santu Vitu", in onore a San Vito, che ricorre il 15 giugno, protettore dei cani. Qui si concentra un modestissimo abitato.

Sibà in dialetto "Ssibà", dall'arabo sabah, che significa mattino, quindi contrada del mattino. Questa contrada sorge alle pendici della montagna grande, sul versante che dà verso ponente e il sole si affaccia dalla cresta della montagna. Anche qui si concentra un modesto abitato. In essa sorge la chiesetta della Madonna del Rosario.

Bugeber in dialetto "Bbuggèviri", che deriverebbe dall'arabo abu giabir, che significa: " contrada del Padre del Conciaossa"; questi potrebbe essere un santo.
Questa contrada sorge sopra il lago Specchio di Venere. Presenta diversi appezzamenti di terreno, ben coltivati, fertili e produttivi di deliziose primizie. Anche qui sorge una chiesetta, che viene aperta al culto, una volta al mese, dedicata a Santa Chiara.

Madonna delle Grazie in dialetto "a Grazzia": Il nome arabo era Nauccibbììb; ha assunto il nome della chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie.
Sorge sul versante di ponente dell'isola, esposta al sole verso il tramonto. Riparata dai venti da est, grazie alle collinette che la incorniciano e che sembrano abbracciarla, fertile, caratterizzata da piccoli appezzamenti di terreno a gradoni. Oggi mèta ambita di turisti. Abitata da un modesto gruppo di indigeni.

Khaddiuggia deriva dall'arabo "Khaddùgia", che significa geranio, e che sarebbe il diminutivo del nome di una donna. Secondo la leggenda, questo nome sarebbe da attribuirsi ad una misteriosa signora araba, che sarebbe stata la reincarnazione della prima moglie di Maometto, andata in sposa, nel 1796, ad un certo Francesco Siracusa, signora della contrada e proprietaria di quasi tutte le terre di questa stessa contrada. Sorge sul versante Est dell'isola, in alto. Oggi è quasi disabitata. Troviamo la chiesetta dedicata a San Giacomo.

Monastero in dialetto "Munastè", il nome deriva da un antico monastero presente nella zona, probabilmente un convento di Brasiliani, costruito in epoca antica, di cui non si riesce a risalire alla data esatta. Dell'edificio oggi non esiste più traccia, o forse qualche resto di rudere. È una zona pianeggiante, assai fertile, che sorge sul versante ovest, in basso rispetto alla Montagna grande. È possibile ammirarne la bellezza dalla grotta di Benikulà.

Muéggen in dialetto "Muveggini" e dall'arabo muagen, che significa cisterne. Letteralmente significa contrada delle cisterne. Si trova sul versante Est dell'isola, nella zona alta tra Khamma e Tracino, a ridosso della montagna grande e del monte Gibele. Oggi questa incantevole contrada è stata soprannominata "L'isola nell'isola", per il verdeggiante paesaggio che la caratterizza. È interessante per il panorama e per i residuati archeologici. È disabitata, ma visitandola si ritrovano dei grandi dammusi, oggi ben ristrutturati, tracce di un passato glorioso, circondati da ampi e fertili appezzamenti di terreno, ancora oggi ben coltivati. Il Santo protettore della contrada è Sant'Antonio d'Abate, a cui è stata dedicata l'incantevole chiesetta, che s'apre una volta l'anno: Il lunedì dopo Pasqua.

Mueggen: campanile

Mueggen

Mueggen: dammuso

Sant'Anna si trova sul versante nord ovest, prende il nome dalla chiesetta omonima. È interessante per la posizione, esposta verso Ovest, nell'ampia zona di Farkikalà. L'abitato è scarso e sparpagliato. Anche qui ritroviamo diversi appezzamenti di terreni, solo in parte coltivati. Anche questa contrada un tempo fu più fiorente, oggi è riscoperta dai turisti.

Khattibuale in dialetto "idem". Deriva dall'arabo hatt, che significa: striscia; bu=padre, Alì= nome proprio di persona. Può essere, quindi, tradotto in "striscia del Padre di Alì". Sorge sul versante Est dell'isola, tra il lago e il mare. Posizione privilegiata per godere d'albe incantevoli. Presenta numerosi appezzamenti di terreni, a terrazzo. Fertile. Troviamo un'incantevole chiesetta dedicata a San Vincenzo, che s'apre una volta l'anno, per la ricorrenza del santo. Questa contrada sorge in prossimità dell'incantevole scogliera pianeggiante omonima, dove è presente un piccolo scalo per l'arrembaggio delle piccole imbarcazioni. Poche sono le famiglie indigene che abitano per tutto l'anno in codesta contrada.

Màrgana in dialetto "a Màrghina", dall'arabo marg, che significa campo. Da questa radice deriverebbe, probabilmente, anche il termine dialettale "u magnetto" stante ad indicare il terreno coltivato di forma rettangolare chiusa. In questa contrada pianeggiante, in origine, infatti sorgevano molti campi fertili, di forma rettangolare. Oggi, la bellissima contrada è stata inghiottita dalla costruzione delle piste d'atterraggio. Di essa rimane il santuario, detto della Madonna della Margana, e un piccolo agglomerato di dammusi.